Anche le tlc italiane nella corsa al tesoretto da 4 miliardi che il governo dovrebbe utilizzare per allentare la pressione fiscale.
La proposta, che avrebbe un impatto positivo fino a 300 milioni sui conti delle aziende telefoniche, sembra una presa in giro – specie mentre Romano Prodi annuncia che non taglierà l’Irpef – e non è detto che sarà mai applicata.
Eppure ad avanzarla è un ministro della Repubblica. Più precisamente il responsabile dei Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, che ha ribadito l’impegno ad abolire la tassa di concessione sugli abbonamenti alla telefonia mobile.
La tassa che colpisce gli abbonamenti (il 10% del totale) e salva le sim ricaricabili, porta nelle casse dello Stato circa un miliardo l’anno.
Ma il vero impatto sarebbe sui conti delle compagnie telefoniche, che già oggi sono attive con varie promozioni per restituire il balzello (12,91 euro al mese) ai clienti aziendali sotto forma di bonus. A conti fatti, se la tassa venisse soppressa, i big del settore, Tim e Vodafone (che contano oltre 3 milioni di abbonati), risparmierebbero fino a 300 milioni l’anno. Il sottosegretario alle Comunicazioni, Luigi Vimercati, tira il freno sulla proposta.
Ieri, intanto, il ministro Gentiloni ha annunciato che «partirà a giorni la gara per l’assegnazione delle licenze per il Wi-Max, la nuova tecnologia Tlc wireless»: cosa cambierà?
Secondo me, proprio nulla, sono pronto a scommetterci.