Dopo la frenata del 2009, quando registrò una caduta del 2% rispetto all’anno precedente, il commercio elettronico B2C in Italia torna a crescere. Nel primo trimestre del 2010, infatti, le transazioni online registrano un più 16%, che, più o meno, vuol dire più di 1,4 miliardi di euro. L’abbigliamento fa la parte del leone, con più 51% (qui pesano gli acquisti dall’estero), ma tutti i settori, che più chi meno, beneficiano. Sono alcuni dei numeri della ricerca annuale realizzata da Netcomm e School of Management del Politecnico di Milano e illustrati all’eCommerce Forum svoltosi alla Borsa di Milano.
Pur registrando una caduta del 7%, a causa evidentemente della crisi economica, nel corso del 2009 il turismo ha mantenuto il podio più alto, rappresentando il 51% del valore del commercio elettronico nel nostro paese. Il calo del turismo è stata la causa determinante dell’abbassamento del valore dello scontrino medio (da 240 a 215 euro). Contrariamente a quanto accade negli Usa e negli altri paesi europei, in Italia resta prevalente la vendita dei servizi (66%) rispetto ai prodotti. Il motivo, secondo la ricerca realizzata, dipende dalla mancanza di un’offerta vasta e diversificata, visto che l’80% del mercato è a carico una trentina di operatori. Nonostante inoltre il ritardo dello sviluppo della banda larga (39% vs. 59% della media europea), gli italiani sembrano gradire, se è vero che il 16% dei buyer ha cominciato a fare e-commerce nel 2010. A leggere i dati si smentisce inoltre una sorta di luogo comune su “italiani&commercioelettronico”, cioè le paure sui possibili raggiri on line e l’attenzione estrema al prezzo. Non è così, a quanto pare: gli italiani antepongono esigenze di relazione più stretta col venditore, una maggiore trasparenza contrattuale e informa zione per un acquisto più consapevole, solo dopo viene la sicurezza della transazione, che ormai viene data per acquisita grazie alle soluzioni adottate. In presenza di tutte queste condizioni, il prezzo non è una discriminante per la decisione di acquisto: da solo, non riesce a “convertire” il nuovo acquirente, semmai ha rilevanza solo per gli e-buyer più navigati. La ricerca non manca di fare un raffronto con gli altri mercati digitali consumer in Italia. Ebbene, l’e-commerce si conferma anche per il 2009 il più importante, seguito dal mercato del gioco online, che oggi vale più di 3,6 miliardi di euro, ma che ha una crescita a dir poco dirompente.
Fonte: il Sole 24 Ore