Fine anno, tempo di analisi e bilanci nei vari mercati, non ultimo quello relativo all’andamento del commercio elettronico nel nostro paese. Come è andata?
Noi Italiani, si sà, siamo refrattari all’uso delle nuove tecnologie, almeno per quanto riguarda tutto ciò che è legato al “denaro”.
Ed è per questo motivo che siamo fanalino di coda in Europa nell’uso di denaro elettronico (bancomat, carte di credito ecc) e quindi, di riflesso, siamo latitanti nell’uso di massa del commercio elettronico.
Infatti se pensiamo che “solo” il 3,5 % degli acquisti retail sono transitati nel 2014 attraverso siti online, ci rendiamo conto dello stato del settore. Nel 2013 il dato era del 3%, segnando quindi un incremento dello 0,5% che comunque, con la crisi in atto, è un segno positivo.
Chi legge articoli come questo mio sicuramente non farà parte deigli scettici del 96,5% e quindi farà fatica a convincersi di questi dati, ma rappresentano la realtà con circa 13 miliardi di euro di vendite realizzate da siti italiani.
Questo dato però non chiarisce se Amazon è inclusa in questa statistica: non è un sito italiano (non pagando alcuna tassa!) ma anche se vengono diffusi dati ufficiali, tutti sappiamo che rappresenta un fatturato enorme nelle vendite online in Italia.
A mio avviso, oltre lo scetticismo già sottolineato, i motivi risiedono anche in altri aspetti: la crisi economica, molto più pesante ed estesa di quanto viene dichiarato, gioca un ruolo importantissimo nell’andamento dei consumi e quindi di riflesso, pesa enormemente nei risultati globali. Chi non può spendere, o spendere poco, si orienta su acquisti di poco valore acquistati nella distribuzione fisica tradizionale, non essendo conveniente acquistare oggetti di poco valore online.
Poi non dimentichiamoci dello stato discutibile del servizio offerto dai vettori, i famosi Corrieri che dovrebbro consegnare i prodotti acquistati online. Lavoro sottopagato e con professionalità in molti casi del tutto assente, provocando disservizi, danni e un sentiment generale di inaffidabilità che ha inciso e inciderà per molto tempo sulla fiducia che il pubblico ripone nel sistema di vendita a distanza.
Chi scrive ha dovuto avviare processi civili per ottenere rimborsi importanti per lunghi elenchi di danni causati da negligenza e incapacità da parte dei vettori nell’offrire i servizi di trasporto. Probabilmente, chi ha subìto l’arrivo di un prodotto danneggiato, difficilmente comprerà di nuovo online: questo danno è incalcolabile sia a carico del mittente venditore, ma soprattutto nei confronti dell’intero mercato e-commerce.
Anche la reazione in molti casi aggressiva delle catene di distribuzione tradizionale ha influito negativamente.
Grandi compagnie che possono permettersi investimenti enormi offrendo prodotti sottocosto, con il solo unico obbiettivo: spostare l’attenzione dal sistema di acquisto online che minaccia fortemente la loro esistenza.
Ritengo questo atteggiamento contrario ad ogni buona regola, ma si sà, di necessità si fa virtù ed il timore di vedere il proprio fatturato eroso irrimediabilmente da una concorrenza silenziosa ma efficente può indurre comportamenti di questo tipo.
Ricordo ad esempio una situazione simile una decina di anni fa quando le compagnie telefoniche sono state intaccate da una nuova tecnologia emergente: il Voip. Con il Voip si poteva (e si può ancora oggi) abbattere i costi telefonici riducendoli ai minimi termini, utilizzando internet per il trasporto della voce.
Ebbene, le Compagnie telefoniche fecero cartello con due fronti compatti: proporre direttamente tariffe flat a prezzi stracciati, e creare aziende riconducibili a loro stessi per offrire telefonia voip a prezzi stracciati.
Insomma, sono i soliti corsi e ricorsi storici, con attività reazionaria rispetto al progresso delle cose che inevitabilmente porterà la nostra civiltà ad usare strumenti più economici e più pratici, e nonostante questi comportamenti ostacolino il percorso, il futuro sarà, irrimediabilmente, segnato.
Buon nuovo anno!