Non conosco Diego Piacentini, conosco invece molto bene i comportamenti di Amazon da lui gestita e questo mi basta.
Non serve molto per farsi un’idea realistica del come Amazon possa aver avuto tutto questo successo. Al di là delle edulcorate recensioni pseudo-giornalistiche dove si espongono le caratteristiche positive di Amazon, e al di là di quanto -come acquirenti- riusciamo ad ottenere dal mega store (prezzi stracciati, possibilità di rendere la merce anche usata e/o rotta ecc ecc) esiste un sottobosco incredibile (ma davvero incredibile!) di soprusi affatto legali, di sfruttamento dei lavoratori e di politiche di vendita estremamente dubbiose.
Ma torniamo al perché non condivido questa scelta.
Non è solo idiosincrasia epidermica nei confronti di chi sotterra ogni giorno decine di piccole e medie imprese costituendosi, a scapito di questi, un patrimonio infinito di clienti contenti.
Non è solo perché migliaia di venditori che pagano loro commissioni dal 8 al 16% si ritrovano ogni giorno fuori mercato a causa di policy che definire naziste è poco.
Non è solo perché Amazon gestisce un sistema di prezzi di vendita con il quale riesce sempre ad avere il prezzo migliore, anche se va sottocosto perché lo possono fare.
E’ il sistema della scelta che non condivido.
Davvero non esistono alternative migliori?
Perché scegliere un personaggio che con il suo lavoro riesce a guadagnare quasi 7 milioni di dollari all’anno, cioè oltre 23.000 euro al giorno lavorativo?
Certo, questo significherà senz’altro che si tratta di un manager capace, che avendo lui guadagnato cifre del genere, avrà fatto incassare miliardi alla sua azienda.
Ma quello su cui dissento profondamente è che non credo affatto che un soggetto che gravita e gestisce in un mondo fatto di evidenti speculazioni, possa in qualche modo portare un beneficio ad una collettività.
Cioè, ha lavorato per un rendimento aziendale centripeto, studiando e portando avanti schemi e logiche a beneficio solo dell’Azienda. Come possiamo aspettarci che possa creare terreno fertile per la collettività?
Concludo con una profezia, banalmente facile: scommettiamo che l’incumbent Telecom avrà grandi ruoli nell’immaginario (tra poco, purtroppo reale) scenario che Piacentini riuscirà ad imporre?
Ad meliora semper.