Industria discografica in netta ripresa. Nonostante Spotify. O grazie ad essa?

E’ luogo comune pensare che molte evoluzioni industriali fagocitino ciò che è stato sino a quel momento. Pensiamo alle librerie, cannibalizzate da amazon, oppure i metodi di comunicazione, stravolti da Internet e le tante App che utilizziamo.

Ma non è sempre così, in alcuni ambiti l’impressione iniziale viene smentita dai dati a lungo termine.

Il settore discografico, ad esempio, è in netta risalita con fatturati miliardari oltre della metà generati dallo streaming. In pratica si è passati da una modalità di uso ad un’altra, senza interferire più di tanto sui fatturati globali.

E’ un bene? Insomma, luci ed ombre. Se i produttori possono tirare un respiro di sollievo, la catena distributiva offline un po’ meno perché oggi la musica si ascolta (quasi) sempre attraverso dispositivi ed app digitali.

Con la rivoluzione digitale cambiano anche le professioni della musica. Restano quelle tradizionali collegate alla creazione artistica e alla produzione, cambiano molto anche le forme di commercializzazione, promozione e marketing.
Anche le aziende discografiche storiche operano quasi esclusivamente attraverso piattaforme e cercano ancora personale sensibile ai gusti musicali.
Oggi anche l’industria musicale cerca competenze digitali o digital skills, l’insieme di abilità di base tipiche dell’ICT. Insomma, cambia molto nello scenario discografico.

Rimangono quindi a bocca asciutta solo i negozianti, rimasti pochissimi ed altamente specializzati. E’ lo scotto da pagare, purtroppo.

Il rischio più grande all’orizzonte? L’analfabetismo funzionale dei ragazzi.

Si parla ovunque di “futuro”, dei grandi programmi applicati ed applicabili nei più disparati reparti della nostra Società. Investimenti, sviluppo,crescita, sono temi che riempono i giornali di ogni tipo.
Sembrerebbe la spia di una coscienza acquisita rispetto al futuro, che appartiene, almeno per quello più o meno imminente, ai cd “Millennials“.

Poi, irrompe una indagine nata con altri scopi, che però pugnala gli addetti, perlomeno quelli dotati della quantità sufficiente di scrupolo, perché risulta che solo un ragazzo su 20 è in grado di distinguere tra fatti ed opinioni ed ha gravi difficoltà nel comprendere ciò che legge.

Non so se è chiaro il risultato di questa indagine: in pratica si afferma che (quasi) tutti i ragazzi di oggi, che tra 10 anni potranno divenire politici, capitani d’industria, leader ma, soprattutto, che tra poco voteranno, non riescono a capire la differenza tra un fatto reale accaduto, e un’opinione dello stesso fatto.

Per semplificare ulteriormente (magari uno di loro sta leggendo) questi ragazzi, leggono ma non comprendono ciò che hanno appena letto!

Apatia? Sindrome da smartphone? Noia? Possibile che il corpo insegnante non si sia reso conto di questo disastro per tempo inserendo programmi di studio per recuperare questo aspetto terrificante?

Non so voi, io rimango basito da questi risultati, credo che al di là delle problematiche contingenti, pressanti del nostro Paese relativi all’occupazione, la crisi economica, la casa ecc, non preoccuparsi di ciò che potranno fare i futuri adulti mi sembra il più grave delitto si possa infliggere ad un’Italia già troppo disastrata.

La responsabilità di chi scrive online


Mi sono trovato spesso a parlare della responsabilità civile di chi scrive online. I nostri tempi sono caratterizzati dalla facilità di espressione utilizzando la rete, e questo è senz’altro positivo e denota la capacità di una società di garantire la democrazia. Per questo è sempre importante garantire la libertà di espressione senza censure preventive.

Ma come tutte le opportunità mal gestite, questa possibilità può trasformarsi in un boomberang per chi incautamente pensa di poter scrivere ed agire online senza alcun freno inibitorio.
Un fatto è certo: chi scrive online fatti non dimostrabili o denigra ingiustamente le persone può essere perseguito civilmente e penalmente. Una eventuale causa civile porta alla condanna certa del denigratore.

Notizia recente è che anche Facebook può essere portatore di grane per chi passa il suo tempo sparlando delle persone, online. Leggete la notizia apparsa sul sito di Studio Cataldi e fatevi un’idea di quello che potrebbe accadere a chi pensa che sulla Rete è possibile fare di tutto…

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